VECCHI, CARI NEGOZI D’EUROPA
L’ultima mazzata è stata la notizia della chiusura del grandioso negozio Larsen di Copenaghen, in Amagertrov, proprio a metà dello Stroget, il corso principale della capitale danese.
Già ero rimasto molto male, quando, passando, a Londra, in Haymarket , vicino a Piccadilly Circus , trovaim dietro le famose vetrate contornate di ghisa bianca, non più Fribourg and Treyer, l’inclita casa della grattugia coronata, ma un negozio di souvenir gestito da Pakistani. Languiva ancora, al centro della vetrata, una scritta che ricordava come F & T fossero fornitori di tabacchi e vini di Sua Maestà (già, ora spariranno anche le patenti regie, così belle sulle scatole Paul Olsen: ma ve l’immaginate un Re di questa Europa puritana che sponsorizza il tabacco? Vade retro Satana). Ora è un dramma.
Quanti, come me, hanno sognato, sulle pagine de “Il Grande Libro della Pipa”, con quelle foto straordinarie, di acquistare da Dunhill in St. James, sicuro che sul librone delle My Mixture sarebbe stato inserito anche il proprio nome, tra mille svolazzi di una britannica penna? Ora Dunhill è una gioielleria-pelletteria, dove le pipe sono in un angolino, e il quadro di Sir Alfred chissà dove sarà finito: aveva una pipetta tra le dita il tapinello!
Ma Larsen, con le sue scansie in mogano, le file infinite di pipe (quelle “home” particolarmente caratteristiche, neppure marcate, perché si doveva vedere a distanza che si trattava di una Larsen), gli scaffali con le latte verdi delle misture, i vasi di vetro, nel retro, con i gradi puri…
E sotto, il museo.
Rubo la descrizione a Greymouser, che ne scrisse su Flp: “il leggendario negozio di W. O. Larsen fa bella mostra al n. 9 della bellissima Amagertorv, in pieno centro di Copenhagen. L'esterno è deliziosamente "liberty", con pubblicità di pipe, sigari e tabacchi in stile "retrò", All'interno, pareti tappezzate di pipe Larsen, Jensen, Stanwell, Peterson e - unica presenza italica - Savinelli. Dietro i banchi di vendita file inesauribili di tabacchi danesi e internazionali, e avventori solleciti e disponibili. Al piano inferiore, il museo della pipa e dei sigari, qualcosa di unico, che meriterebbe non una semplice descrizione, ma un catalogo critico e iconografico”.
Lo stesso da Paul Olsen, poco lontano.
E Haagenjus ad Amsterdam, con i commessi in livrea, quanto durerà?
Questo “customer care”, questi templi del buon fumare, che tanto fascino hanno esercitato su di me, tanto da convincermi a fumare la pipa per cultura, oltre che per gusto, dove finiranno?
Perché il fumo si uccide, eliminandone la fascinazione. Le scatole bellissime (i minareti del Red Rapparee, che bellezza!), son sfregiate dalle scritte mortuarie. Ecco, il morto è sulla bara.
I grandi negozi, chiudono. Uno dietro l’altro. Diapede a Torino ne è un esempio. La Civette a Parigi, un altro.
Tieniamoci stretti i nostri cari negozi. Un posto come la Tabaccheria Castellana, per esempio, che vende solo pipe e aborrisce finanche il biglietto del bus, con i suoi armadi stracolmi di pipe, le scaffalature con tutti i trinciati possibili, il salottino con la collezione delle pipe antiche, va apprezzato e preservato. Finchè lo avremo.
CRISTIANO